Si chiede l’Avv. Malinconico, protagonista dei romanzi di Diego De Silva: “tutto sommato, ha azzeccato il mestiere. D’accordo, manipola i dati e le premesse, complica per banalizzare, ti travolge con una valanga di argomenti montati alla carlona per impedirti di riflettere, caricatura i discorsi e si avvale di qualche spicchio di verità in cui prima o poi è fisiologico che incappi, ma non è questo che fanno gli avvocati, alla fine?”
La risposta è: NO.
“Gli avvocati non sono né giocolieri da circo, né conferenzieri da salotto: la giustizia è una cosa seria”, diceva Piero Calamandrei.
A me piace la sua definizione del bravo avvocato:
“vuol dire avvocato utile al cliente per aiutarlo a far valere le proprie ragioni, utile ai giudici per aiutarli a decidere secondo giustizia. Utile è quell’avvocato che parla lo stretto necessario, che scrive chiaro e conciso, che non ingombra l’udienza con la sua invadente personalità, che non annoia i giudici con la sua prolissità e non li mette in sospetto con la sua sottigliezza: proprio il contrario, dunque, di quello che certo pubblico intende per grande avvocato”.
E se il concetto non fosse ancora chiaro, cito nuovamente Calamandrei:
Disse il cliente nello scegliersi il difensore: “eloquente e furbo: ottimo avvocato!”. Disse il giudice nel dargli torto: “chiacchierone e imbroglione: pessimo avvocato!”
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